Il contesto europeo
Nell’Unione Europea, l’81% delle acque reflue urbane viene raccolto e trattato in conformità con gli standard europei. Nel dettaglio, 20.100 impianti gestiscono quotidianamente l’equivalente di 538,4 milioni di abitanti (circa 107,7 milioni di m³ di acque reflue).
Secondo gli ultimi dati disponibili, sono state prodotte 6,3 Mt di sostanza secca di fanghi. La quota maggiore è stata destinata al riutilizzo in agricoltura, superando il 37% (sebbene in calo dell’1,3% rispetto al 2018). Nello stesso periodo, anche la destinazione in discarica è diminuita, attestandosi al 4,6% del totale.
La produzione di fanghi in Italia
Secondo l’ISTAT in Italia sono attivi 18.042 impianti di depurazione delle acque reflue urbane: il 56,3% è costituito da vasche Imhoff e impianti di tipo primario, il 32,5% da impianti con trattamento di tipo secondario e l’11,1% di tipo avanzato.
Il 95,7% dei comuni è depurato, in maniera completa o parziale, ma per garantire la tutela delle acque si deve arrivare a coprire anche i circa 340 Comuni dove è completamente assente, con una popolazione corrispondente di 1,6 milioni di abitanti.
L’ISPRA rileva che nel 2023 la produzione nazionale di fanghi dal trattamento delle acque reflue urbane ha raggiunto i 3,2 Mt. A livello regionale, Lombardia e Veneto si confermano i maggiori produttori. I quantitativi sono rispettivamente di 510 e 395 kt, pari al 15,9% e al 12,3% della produzione totale nazionale; segue l’Emilia-Romagna con circa 353 kt e l’11% del totale. Secondo uno studio pubblicato da Utilitalia, quando il servizio idrico integrato servirà adeguatamente tutto il territorio nazionale la produzione di fanghi a regime stimata sarà di circa 4,18 Mt.
La gestione dei fanghi
Nel 2023 la gestione dei fanghi da acque reflue urbane ha interessato un totale di poco superiore alle 3 milioni di tonnellate, ripartendosi quasi equamente tra operazioni di recupero (51,3%) e di smaltimento (47,6%), mentre il restante 1,1% è rimasto in giacenza.
Sebbene l’elevato contenuto di nutrienti renda auspicabile il recupero, lo smaltimento gioca ancora un ruolo centrale: al suo interno la voce prevalente è il trattamento biologico, che da solo gestisce il 35,4% del totale, seguito a distanza dal trattamento fisico-chimico (6,8%), dall’incenerimento (3,6%) e dallo smaltimento in discarica (1,4%).
Per quanto riguarda le operazioni di recupero, la modalità prioritaria è il riciclo di sostanze organiche (R3), che assorbe il 34,4% dei fanghi totali; seguono lo scambio di rifiuti (R12) con il 12,1%, il trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura (R10) con il 3,8% e, infine, il recupero energetico (R1) che riguarda una quota marginale dello 0,9%.
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